Verso le sorgenti del Cinghio

Volevamo risalire alle sorgenti del Cinghio

il giorno era d’aprile ventoso e celeste

ci portava via sbiancava i salici bassi

già dietro di noi perduti come la casa

 

in cui s’erano dimenticati di noi fuggitivi

esploratori muniti di cibo e coltellini multipli

per una lunga assenza forse per un distacco…

Non io che partecipavo all’impresa come cronista

 

senza la bella volontà liberatoria

degli altri senza la loro strenua fiducia

mentre attraversavamo proprietà sconosciute

seguendo l’incantagione sinuosa del Cinghio

 

avvicinandosi all’occhio lo scenario azzurro

delle colline rumoreggiando più e più

il rio amato… Ma il tempo

era passato per me che sentivo

acuta la perdita della casa e di chi

 

a quest’ora forse s’era ricordato di noi

soffrendo come io soffrivo del distacco

così che con l’astuzia persuasiva del poeta

li convinsi anime pure e schiette

volte al giusto di una fantastica impresa

a desistere a volgersi come una compagnia

di soldati sconfitti verso il quotidiano il solito

il monotono – quanto io desideravo di più al mondo –

 

e che già si svelava intiepidito di luce.

 

(Attilio Bertolucci)