da “Storia linguistica dell’Italia unita” di Tullio De Mauro

C’è chi preferisce il vecchio e chi il nuovo ma, o di buona o di cattiva voglia o, come più spesso accade, quasi senza farvi caso, tutti, come in una città dal centro alla periferia e da questa a quello, così nella lingua passano dalle vecchie alle nuove forme di continuo. È per questo andare e venire che il vecchio centro sopravvive, che la nuova periferia comincia a vivere e si umanizza […]. Vecchie e nuove parole, vecchi e nuovi costrutti, coesistono nell’uso, si offrono ai parlanti come i mezzi di volta in volta più idonei per la soluzione dei problemi che l’espressione e l’interpretazione, il comunicare e l’intendere, ossia, in un sol termine, il linguaggio, pongono a ciascuno.

da “Il buio oltre la siepe” di Robert Mulligan

– No, ascolta bene: se riesci a imparare una cosa sola, vedrai che ti troverai molto meglio anche a scuola. Non riuscirai mai a capire una persona se non cerchi di vedere le cose anche dal suo punto di vista.

– E cioè?

– Devi cercare di metterti nei suoi panni, e andarci a spasso.

Il giuoco, la maldicenza, la sfrenatezza dei costumi…

Il giuoco, la maldicenza, la sfrenatezza dei costumi sono conseguenze funeste dell’ozio. Il cuore umano ha un vero bisogno d’essere occupato in qualche oggetto che lo tolga dalla noia, inseparabile compagna della indolenza. Quando manchiamo di un certo moto, che agiti l’animo e lo tolga da un letargo a lui naturale se è di nulla occupato, siamo in una incomoda situazione, che non ardirei chiamare propriamente vita, ma quasi vegetazione. L’esperienza ogni giorno più ci convince di questa verità, giàcché vediamo che né l’abitare un superbo palazzo, né il possedere grandi ricchezze, né l’avere onori e dignità fa l’uomo felice, ma bensì l’avere nella maggior parte del tempo l’animo di vari e sempre piacevoli oggetti occupato. La mancanza di moto fa l’acque stagnanti e lorde e putride; così l’inerzia instupidisce ed infetta lo spirito. Quegli che hanno la mala ventura di far poco uso della facoltà di operare col corpo e collo spirito sono miserabili sfaccendati che, cercando in ogni parte qualche oggetto onde riempire quel vuoto che hanno nella mente e nel cuore, sono molesti e molte volte infesti alla società e sono a se stessi pena della loro infingardia. L’uomo ragionevole, dando alla religione, alla famiglia, a’ suoi impieghi, alla cultura del suo spirito tutta la giornata, passa assai più felicemente il suo tempo di colui che fra gli agi e le ricchezze non sa fare un’ora di parentesi alla noia che lo accompagna al sepolcro. La vita di costoro è un continuo sonno, e la vita degli operosi è una serie di buone azioni e di piaceri.

(Alessandro Verri)

L’uomo di nobile natura crede da giovane che…

L’uomo di nobile natura crede da giovane che i rapporti e i conseguenti legami fondamentali e decisivi tra le persone siano quelli IDEALI, fondati sulla comunanza di idee, del modo di pensare, del gusto, di energie spirituali: ma in seguito si renderà conto che sono invece quelli REALI, fondati sugli interessi materiali. Questi stanno alla base di quasi tutti i legami: addirittura la maggior parte degli uomini non ha alcuna idea di altri rapporti. Quanto più dunque una persona è di spirito elevato, tanto più volgari devono apparirli gli uomini, come è certo che, se dal piede alla cima di una torre ci sono 300 piedi, dalla cima al piede saranno altrettanti.

(Arthur Schopenhauer)

Biobibliografia

A te che vuoi notizie

biobibliografiche di me

dico che ho nome

e cognome data e luogo di nascita

in un’anagrafe ingiallita

in un antico archivio d’analfabeti

piegati in quattro invece

mi porto in tasca

il luogo e la data della morte

scrissi talvolta qualcosa

su carta urgente

a indirizzi disabitati

se hai fiuto mi trovi

negli angoli d’un buio quartiere

o agli incroci dei verdi semafori

la mano tesa a chiedere aiuto.

(Bartolo Cattafi)