Nove pazzi arsi vivi
infliggendo una nuova sconfitta a Jago
avanzano
conquistano l’Alto di
RODI
affidato a una ragazza ventottenne
celebrata da un’ultracentenaria
(Antonio Delfini)
Nove pazzi arsi vivi
infliggendo una nuova sconfitta a Jago
avanzano
conquistano l’Alto di
RODI
affidato a una ragazza ventottenne
celebrata da un’ultracentenaria
(Antonio Delfini)
L’eremita non si ritira perché non è riuscito a conseguire una posizione nel mondo. Tra gli intervistati, abbiamo incontrato ex architetti, registi, insegnanti, postini, medici eccetera. Anche tra il personale ecclesiastico, quelli che poi diventeranno eremiti occupano a volte posti di responsabilità, specialmente nella formazione e nelle missioni. Oltre che riduttiva, l’ipotesi che qualcuno si faccia eremita perché ha fallito in altre carriere è dunque smentita dai dati raccolti. Un’altra ipotesi malevola e di senso comune, vuole che l’eremita sia un misantropo che in questo modo giustifica la sua disaffezione per gli altri. […] Gli eremiti sono spesso persone affabili, ospitali e comunicative, come attesta pure il loro curriculum precedente in cui spesso figurano mestieri che prevedono abilità relazionali e frequente contatto con altri. Infine, non è nemmeno possibile sostenere che l’eremita si ritiri per fare i propri comodi. In molti casi (anche se non in tutti) egli in effetti è libero dal controllo diretto e continuo di un superiore. Ma è anche vero che poi s’impone da solo orari di preghiera e pratiche ascetiche talvolta molto esigenti, più di quanto possa accadere in un monastero. Inoltre si deve considerare che quanto più egli guadagna in libertà, tanto più perde in sicurezza, poiché l’istituzione (in questo caso la diocesi) raramente gli garantisce assistenza, vitto, alloggio, salario. Quando poi si tratta di donne, questo appoggio non esiste praticamente mai, e la persona deve provvedere ai propri bisogni interamente da sola o con l’aiuto della propria rete di conoscenti. […]
Per quanto da lontano possa apparire affascinante, l’eremitismo è principalmente, tutti i giorni dell’anno, una vita che si compone soprattutto di solitudine, silenzio, veglie, letture spirituali e preghiera. Per durare si richiede una motivazione più forte che un semplice ripiego, così come per superare i vari anni di prove e difficoltà che sempre precedono l’inizio di una vita eremitica stabile a tempo pieno. […]
Se le vedessimo insieme
sarebbero più belle queste cose –
foglie rosse,
colline verdi,
un cancello,
la pioggia.
Ma quando siamo insieme
non vediamo niente.
(Ghiannis Ritsos)
L’arte di perdere s’impara presto;
tante le cose col segreto intento
di andare perse, che non è un disastro.
.
Perdi una cosa al giorno. Con malestro
accetta chiavi perse, un’ora al vento.
L’arte di perdere s’impara presto.
.
Perdi di più, più in fretta; al peggio apprestati:
luoghi e nomi e dov’è che avevi in mente
di recarti. Non sarà mai un disastro.
.
L’orologio di mamma ho perso; e questa!
che è l’ultima di tre case nel niente.
L’arte di perdere s’impara presto.
.
Ho perso due città, belle. E, più vasti,
altri regni, due fiumi, un continente.
Mi mancano, ma non è poi un disastro.
.
Anche perdere te (la voce, il gesto
amato) non mi smentirà. È evidente:
l’arte di perdere fin troppo presto
s’impara, e sembra (scrivilo!) un disastro.
.
(Elizabeth Bishop)
Secondo il quadro astrale non rimane
che darsi ferragosto come deadline.
Per installare Tinder ha rimosso
il podcast su Gesualdo da Venosa;
si pente e cerca forsennatamente
nei preferiti, ma non trova più
i madrigali. Poi riceve un match.
(Ophelia Borghesan)
Tutto quello che si colora di rossonero ci fa tornare bambini
SOGNI CUCITI A MANO. Via Ciaia, 6 Milano - 02/89070718 - calcio@calcioretro.it - orari negozio : lun.15/19.30 - mar.sab. 9.30/13 e 15/19.30
Oltre al duomo c'è altro....
Just a wax blog...