Una poesia di Marina Mariani

«Tu hai sempre un altro impegno» – gli dicevano gli amici
e lui restava lì col suo cappotto invecchiato.
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Loro partivano dai Quattro Canti o dalle Quattro Fontane
spargendosi via per il Centro barocco tra cupole e vetrine
e s’incontravano poi con pacchi e Baedeker
si facevano cenno, si riconoscevano.
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Avevano cercato di trascinarlo con loro
ognuno illustrando il suo futuro percorso certo o probabile,
dando indicazioni circostanziate di affreschi e trattorie
e negozi con esclusiva merce pregiata inglese, se argenti,
di Cefalù se fiancate di carretti; 
o descrivendo caffè di antica gloria letteraria,
piazza dagli incontri arcani altrove irrealizzabili,
salotti di gioielli e di dame; e lui ascoltava,
tutto seguiva con lo sguardo e l’orecchio vigile;
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che poi restasse lì era ormai scontato,
lo sapevano tutti.

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[da La conversazione, Quasar, 1998]

in piccola misura

A te vento incline alla mia tristezza, 

chiederei di indugiare, stare a lungo tra i miei capelli 

per tenere nell’unica mia espressione possibile 

il valore del verbo essere umano. Tenerlo fermo 

in questo luogo di sola natura e isolati sentimenti, 

che loro purtroppo non sanno spiegarsi 

e si muovono senza carità. Qui nel mio essere, 

qui tra le mani affusolate e barocche, 

il naso lungo e inclinato, scoscesa dote 

che serba una memoria di avi e poco oltre.

Poco, poco oltre anche gli altri luoghi 

e ciò che resta di questo sguardo 

per vedere di poco più lontano.

(Roberta Dapunt)

Una strana bottega d’antiquario…

Una strana bottega d’antiquario 

s’apre, a Trieste, in una via secreta.

D’antiche legature un oro vario 

l’occhio per gli scaffali errante allieta. 

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Vive in quell’aria tranquillo un poeta.

Dei morti in quel vivente lapidario 

la sua opera compie, onesta e lieta,

d’Amor pensoso, ignoto e solitario. 

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Morir spezzato dal chiuso fervore 

vorrebbe un giorno; sulle amate carte

chiudere gli occhi che han veduto tanto.

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E quel che del suo tempo restò fuore

e del suo spazio, ancor più bello l’arte

gli pinse, ancor più dolce gli fe’ il canto.

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(Umberto Saba)

Grasso per biciclette

Mi faccio incantare dal debole rumore 

di una ruota che gira all’impazzata. 

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Tutto fuori si è fermato 

perché fa caldo ed è domenica sera 

tranne la tua mano sapiente 

che fa girare il pedale 

e unta di grasso accarezza la catena. 

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A tua insaputa osservo te 

i calzini a righe blu 

e la cura nelle piccole cose.

Sento che ci sei 

in tanti modi nascosti.

Improvvisamente 

vorrei inginocchiarmi anch’io 

e abbracciarti 

e darti baci sui capelli, 

ma so che mi sgrideresti 

perché anche queste cose sono serie 

e tu sei serio.

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Vorrei dirti non fermarti 

restiamo così per sempre, ti dico 

fermati

che mi fai scoppiare il petto.

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(Francesca Maria Federici)