L’arrivo in cucina delle nuove posate di forma novecentesca, che sostituivano quelle vecchie, era avvenuto nella generale noncuranza, salvo in mia madre, che le aveva ordinate.
“Sono Gõrz” aveva detto, pronunciando il nome come un talismano, ma la curiosità era presto rientrata.
Ben altro teneva l’attualità, la guerra stava volgendo al peggio.
Non so perché ma il cambio delle posate mi era sembrato di malaugurio.
Ancora adesso, e sono passati tanti anni, preferirei che non ci fossero. Invece sono sopravvissute a tutti i nostri cambiamenti e sono toccate proprio a me, alla fine, nella divisione di quel che era rimasto.
(Giampiero Neri, da “Via provinciale”)