Il saluto del fiume

Chi apre la sua finestra

sul fiume è un uomo fortunato.

Ne riceve mille di saluti, mille

per ogni sguardo. Quando si ritira,

si porta nella casa la sua voce

morbida e mai troncata,

che gli accarezza l’orecchio

e l’accompagna

per tutta la giornata.

(Arnaldo Ederle)

 

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dal “Libro dell’inquietudine di Bernardo Soares” di Fernando Pessoa

I sentimenti più dolorosi e le emozioni più pungenti, sono quelli assurdi: l’ansia di cose impossibili, proprio perché sono impossibili, la nostalgia di ciò che non c’è mai stato, il desiderio di ciò che potrebbe essere stato, la pena di non essere un altro, l’insoddisfazione per l’esistenza del mondo.

Girotondo di tutto il mondo

Filastrocca per tutti i bambini,
per gli italiani e per gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani ed i francesi,
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone,
per quelli gialli che stanno in Cina
dove è sera se qui è mattina,
per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci,
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa,
per quelli che stanno di qua o di là,
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui meridiani.

(Gianni Rodari)

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Benvenuto Mattia!

Dalla mia finestra ho visto abbattere la casa di fronte, mentre Chiara la piangeva dietro la finestra dell’abitazione vicina. Era una giornata di sole di primavera inoltrata. Un vento fresco ripuliva l’aria dalle polveri che si sollevavano dalle pareti che cadevano. Chiara era nata in quella casa che la ganascia della ruspa stava triturando e negli anni, dopo diversi cambiamenti, era finita ad abitarle di fronte.

Siamo scesi, con Chiara, a passeggiare per il paese. Nel racconto della mia amica risalivano trent’anni di tensioni accumulate e si liberavano dolorosamente attraverso il ricordo di episodi che tracciavano gli ostacoli che aveva dovuto superare. Era facile partecipare al suo dolore senza soffrire perché alle mie spalle sentivo la mia casa da cui mai mi sono allontanato, stabile, sicura, eterna. Quella confidenza che si stabiliva distillava l’affetto che nutro ancora per lei. La fine di un ciclo, la morte di un edificio, cemento sbriciolato e armature di ferro ritorte che frantumavano sogni, aspirazioni sentimenti e discussioni evaporavano.

Giorni dopo, tra i cumuli di macerie, si vedeva ripassare la gatta dalla coda mozza che aveva occupato la grande casa disabitata negli ultimi anni. Era bello saperla viva e indifferente. Io l’immaginavo come il gatto in Allegro non troppo che sulle note del valzer triste di Sibelius sognava e rimpiangeva l’abitazione sgargiante del suo passato.

Poi è arrivata la squadra degli allegri muratori: il bonario corpulento, il ballerino altalenante, il signor gruista, il mulo ormai acciaccato, deliziosamente bergamaschi, caparbiamente dediti a riempire il buco dello scavo con altro ferro e rinnovato cemento. Ronzanti e operosi, piano dopo piano, hanno tirato su un nuovo alveare.

Poco più di un anno dopo, al bel sole di maggio, hanno levato i teli e smantellato le impalcature. La palazzina si è presentata alla mia curiosa visione in tutta la sua – per così dire – bellezza. Un imbianchino che vestiva una tuta che pareva un quadro di Pollock, ritoccava le finestre e al piano terra un distinto giovanotto in salopette bianca e camicia a quadrettoni, stendeva una rete sottile, la lisciava col cemento fresco e posava giudiziosamente le piastrelle.

Dalla mia postazione potevo curiosare sui locali ancora indefiniti. Mentre li percorrevo con lo sguardo, immaginavo i loro prossimi inquilini. Sognavo per loro una nuova energia, gioia per la vita, affetto smisurato. Riempivo quei locali vuoti con l’allegria delle risate di Cesare e Isabella. Giovanni e Filippo bambini che conosco, giocavano di fronte a me, mentre Pietro appartato ripassava il cateschifo – come lui chiama la dottrina – della prima comunione imminente. Vedevo le finestre sigillate dal cristallo e dentro fluttuavano da un piano all’altro come pesciolini in un acquario.

Riuscivo anche ad accompagnare famigliole di recente formazione in una brillante visita guidata, durante la quale decantavo non tanto le qualità degli appartamenti, quanto la ricchezza di avvenimenti felici che avrebbero vissuto se avessero scelto di venire ad abitare proprio lì.

Sento che qualcosa di bello avrà luogo. Non ci sarà la spada fiammeggiante dell’Arcangelo come a Mont Saint Michel, ma un vento leggero spargerà i sentimenti che accompagnano una vita serena.

Ho saputo da poco che a settembre, il mio amico Max, Rebecca e il piccolo Mattia verranno ad abitare al piano terra. Una vera famiglia. Mattia porterà con il suo sorriso e i suoi occhietti un nuovo, meraviglioso inizio. E forse per allora anche la gatta dalla coda mozza verrà a far loro compagnia.

(Roberto Manzotti)

Da: https://www.ibs.it/gattili-2007-2017-catalogo-ragionato-libro-antonio-pellegrino/e/9788848816076