I terrazzi delle cooperative

Povere ossa da rastrellare,

storie di vecchi da raccontare.

Il professore asciuga le magliette,

mette a bollire le zucchine, balza

dal sottoscala con un salto di generazioni,

sosta tra i mezzanini, poi

sale in gloria all’ultimo girone.

Dove arrivano le folate di ponentino

non il tanfo dei broccoli e del bitume.

Lampi di magnesio, riflessi

di carburo. Il bimbo

del portiere si chiama Arturo.

 

(Leonardo Sinisgalli)

SinisgalliCope

Ventuno settembre

Fosse sempre domenica mattina

per scambiarci un segno nella fretta

e ricordare col sorriso di un bambino

che il corpo di Cristo è altra cosa.

 

Fosse sempre luglio per lasciare la città

e tornare alle origini oppure agosto

per stare fermi a guardare una stella

e un altro desiderio passare.

 

Fosse sempre il tempo che non è

quello delle bandiere appese sui balconi

come a un filo di speranza, in Italia

come in Siria, anche quando fuori piove.

 

Fosse stato tutto questo, oggi sarei

andato al mare, avrei preso una birra

e sarei rimasto steso al sole, senza chiedermi

perché di pace si scrive solamente e non si vive.

 

(Marco Annicchiarico)

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Passa la gente e dice: “È un letterato”…

Passa la gente e dice: “È un letterato”…

la buona gente che mi passa allato.

 

Io non so nulla. Delle età passate

sol questo so: che nell’ultima estate

 

il caldo fu più forte di quest’anno,

e che, all’inverno, il gelo fu gran danno

 

per tutti i contadini dei dintorni.

D’oggi, so: che alla posta degli storni

 

Nanni, d’un colpo, ventidue n’ha uccisi…

Non ho mai letto libri metafisici.

 

Non è vero ch’io faccia gravi studi.

Se tu, che leggi, credi ciò, t’illudi.

 

Io prediligo ai libri e alla fatica,

la liberalità di gente amica:Continua a leggere…

I balconi del millenovecento

Prima dei telefoni i balconi,
si usciva fuori e si mandava a dire.
Erano lo sfogo della casa, le ragazze non uscivano a spasso
tranne per la funzione, la domenica.
Però stavano in vista sul balcone,
passava il giovanotto, un fiore conficcato nell’occhiello,
una sbirciata a scippo, l’intesa fulminata,
telegramma spedito con le ciglia.
Al balcone tra i vasi la ragazza dipanava un gomitolo,
ricamava a telaio, fingeva di pungersi con l’ago
per liberare gli occhi messi in giù.
Mia nonna si fidanzò al balcone.
E mia madre, d’estate, dopoguerra,
con altri amici esce sul balcone per il fresco
e un uomo, ventottanni, sedutosi vicino le chiede di sposare.
Provengo dall’incontro di loro due là fuori, a Mergellina,
col cielo giocoliere del tramonto.
Ma da un altro balcone s’era affacciato pure l’impettito
a dichiarare guerra, sporgendosi rapace e pappagallo
sulla folla ubriaca di se stessa.
Era meglio se usciva alla finestra
e meglio ancora se teneva chiuso, così non si guastava
la storia dei balconi e dell’Italia del millenovecento.

(Erri De Luca)

da:

Poesia_01_18

(numero speciale in edicola a gennaio)

Pensa agli altri

Prepari la tua colazione, pensa agli altri
(non dimenticare il cibo per i piccioni)
Combatti la tua guerra, pensa agli altri
(non dimenticare chi chiede la pace)
Paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri
(chi si nutre di nubi)
Torni a casa, la tua casa, pensa agli altri
(non dimenticare la gente nelle tende)
Dormi e conti le stelle, pensa agli altri
(chi non ha spazio per dormire)
Liberi l’anima con le metafore, pensa agli altri
(chi ha perduto il diritto di parola)
Pensi agli altri lontani, pensa a te stesso
(dì: magari fossi candela nel buio).

(Mahmoud Darwish)