Per l’insegnante ciò che veramente deve essere importante è la felicità dell’allievo, il suo benessere, soprattutto fuori dalle mura scolastiche, laddove i vissuti più profondi possono tradursi in ansie, affanni, preoccupazioni e i problemi diventano più insopportabili. Infatti, i soggetti difficili raramente hanno persone disponibili ad ascoltarli; spesso non trovano nessun aggancio da parte degli adulti nel proprio ambiente di vita; sono costretti a vivere una vita molto autonoma, quasi priva di confronto relazionale, di dialogo vero con qualcuno capace di indirizzare e orientare la sua esistenza; sono costretti alla solitudine e raramente aprono il loro cuore ad altre persone, perché nessuno bussa, nessuno prova a suonare il campanello di accesso ai loro vissuti. Si costruiscono, perciò, delle difese nei confronti del mondo molto solide, rigide, difficili da scardinare, che resistono fino a che non trovano chi le sappia aggirare stupendolo con un atteggiamento volto ad un interesse reale per la sua persona. Bussiamo quindi alla porta della sua vita, non preoccupiamoci delle sue resistenze, continuiamo a dimostrarci appassionati per ciò che riesce a comunicarci, lanciamo assiduamente messaggi di interesse per le sue preoccupazioni, sediamoci accanto silenziosi, non pretendiamo che egli si apra immediatamente, attendiamo pazienti ed i risultati si otterranno. Difficilmente un ragazzo problematico rimane indifferente e di fronte ad una presenza calorosa ed intensa.
Mese: gennaio 2023
Invece di leggere fiabe di principesse…
Invece di leggere
fiabe di principesse
in pericolo
e cavalieri intrepidi
ai nostri figli
raccontiamo loro
storie
di donne astronauta e
uomini capaci di
fragilità
forse questo non
salverà il mondo
ma salverà loro
(Sara Gamannossi)
da “Educazione dei preadolescenti e degli adolescenti” di Norberto Galli
La maggioranza degli adolescenti e dei giovani, più che a compagini organizzate, appartiene a piccoli gruppi informali; ad essa deve perciò rivolgersi l’attenzione dell’adulto e della società nell’insieme dei suoi enti intermedi. Parte di essa consta di soggetti che vivono nelle periferie delle grandi città. Sono i cosiddetti “ragazzi di strada”, in conflitto con sé e con i genitori dai quali si sentono respinti, e inoltre incapaci di adeguarsi alla complessità sociale; sprovvisti di piani per il futuro, senza passato né avvenire, alle prese con il difficile compito “di rendere permanente il presente”; isolati dal loro àmbito e apatici verso le esigenze della salute; svantaggiati sotto il profilo culturale e quindi poco motivati alla buona riuscita; alieni dalla scuola, che spesso hanno abbandonato anzitempo. L’educatore pensoso del loro avvenire si pone in crisi e si domanda come raggiungerli per aiutarli, che cosa fare per salvarli o recuperarli. Miserrima sarebbe infatti la loro sorte, già di per sé triste, se fossero indotti a pensare che la società altro non intenda fare se non punirli per eventuali infrazioni alla legge.
Una nota sull’ansia
In piccole dosi, l’ansia è un buon attivatore cognitivo, che spesso gli insegnanti utilizzano quasi inconsapevolmente, quando richiamano l’attenzione dei loro allievi su un argomento che viene giudicato impegnativo o essenziale. L’ansia scaturisce nell’allievo dalla percezione di una possibile inadeguatezza personale di fronte al compito, e/o di un giudizio negativo sulla propria persona da parte di persone che egli giudica significative. Analogamente l’ansia dell’adulto si genera dalla percezione dell’oggettiva importanza e rilevanza del compito da affrontare. In quest’ottica è dunque chiaro che un pizzico di ansia “condisce la vita”, ed è di fatto inevitabile. […]
Io condivido la mia fertilità…
Io condivido la mia fertilità
e tu avvicini il seme. Insieme
costruiamo sentieri e iniziamo
ogni istante. Facciamo di nuovo
il principio con i corpi che siamo,
i verbi che abbiamo. Questa carne
nuda è il principio del mondo
se come verbo si pronuncia
fra le tue braccia. Offro la mia fertilità.
Tu avvicini il seme e ascolti.
(Claudia Di Palma)