I
Non si mettano i giovani allo studio di poesia come le gregge. Un di cento coltivisi, alcuni pochi se ne informino leggermente, il resto non si strazi con molt’ore d’eculeo e di tortura ogni giorno e col tormento inventato da Mezenzio: “Mortua quin etiam iungebat corpora vivis” [“A’ morti corpi i vivi congiungea”].
II
Diasi loro piccol compendio di pochi precetti, e subito i buoni esemplari da leggere. Cento versi di buon poeta insegnano più che tutti i tomi de’ precettori. Questi si diano a coloro che son fatti per ruminare, siccome i bovi, per non sapere che farsi.
III
Non usurpino più le scuole i talenti dal ciel destinati alla milizia, al foro, all’aritmetica ed all’aratro. […]
VI
Non si permettano poesie amorose fuor che a vecchi poeti di 60 anni perché si riscaldino; ai giovani no, perché non raffreddino sé e gli altri. Ciò per un secolo, finché si purghi de’ ridicoli amori il Parnaso italiano. […]Continua a leggere…