Codice nuovo di leggi del Parnaso italiano promulgate e sottoscritte da Omero, Pindaro, Anacreonte, Virgilio, Orazio, Properzio, Dante, Petrarca, Ariosto, ne’ comizi poetici tenuti in Elisio.

I

Non si mettano i giovani allo studio di poesia come le gregge. Un di cento coltivisi, alcuni pochi se ne informino leggermente, il resto non si strazi con molt’ore d’eculeo e di tortura ogni giorno e col tormento inventato da Mezenzio: “Mortua quin etiam iungebat corpora vivis” [“A’ morti corpi i vivi congiungea”].

II

Diasi loro piccol compendio di pochi precetti, e subito i buoni esemplari da leggere. Cento versi di buon poeta insegnano più che tutti i tomi de’ precettori. Questi si diano a coloro che son fatti per ruminare, siccome i bovi, per non sapere che farsi.

III

Non usurpino più le scuole i talenti dal ciel destinati alla milizia, al foro, all’aritmetica ed all’aratro. […]

VI

Non si permettano poesie amorose fuor che a vecchi poeti di 60 anni perché si riscaldino; ai giovani no, perché non raffreddino sé e gli altri. Ciò per un secolo, finché si purghi de’ ridicoli amori il Parnaso italiano. […]Continua a leggere…

Senzavino

Mio nonno diceva che mangiare

senza vino in tavola

gli ricordava il tempo della guerra

 

mia nonna gli sopravvisse a lungo

quando anche lei morì

trovammo milleduecento bottiglie vuote

allineate come soldati lungo il muro

dietro alla legnaia

 

dopo pranzo negli ultimi anni lei si sedeva sul divano

con un sorriso strano che allora non capivo

pensavo che fosse per qualcosa alla televisione

 

invece

aveva approfittato della pace

(Francesco Tomada)

Mobbing

Mi mandò, manager,

mendaci messaggi,

mi mortificò

mediante mansioni minori,

magistralmente

mi maltrattò molto,

moralmente.

 

Montò

malumore

malessere,

malinconia

mestizia.

Marcai malattia.

Meditai.

 

Morale:

Magistratura?

Macché!

Meglio minimizzare

muoversi, mutare mestiere

magari monotono,

ma meno molesto.

(Alessandra Palombo)

NOT IN MY NAME

Davanti al direttore di banca mia madre
impugnava la penna e tremante scriveva:
Bernardini Iole.
Io vidi che non c’era firma, ella, aveva, scusandosi
scritto il suo nome, prima cognome e poi nome
come se avesse scritto scarpa, sasso, malva per la sera.
Di là da lei, dal suo tempo educato, si alzavano
firme alate, nomi scritti per non esser visti
nomi scritti per dire arte, individualità, spirito.

                                                                          
Ma io proporrei, se questa marcia di pace volessimo davvero farla
e se volessimo scrivere NOT IN MY NAME ora e sempre,
ecco, io proporrei di scrivere i nostri nomi così come sono,
come se avessimo scritto: mi porti un caffè per favore?
Posso iniziare? O, me lo dai questo bacio, insomma!
Insomma nomi tutti uguali, non privati ma collegiali,
nomi da scambiare come se io stessi scrivendo il tuo nome
e tu quello di mia madre, mentre lei, esitante,
scrive il suo sulla cedola degli investimenti a medio termine.

(Alba Donati)

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