Consideri a quale impoverimento, a quale fallimento doloroso andrebbe incontro il poeta, se la materna, paterna, filiale natura non gli consentisse di abbeverarsi di continuo alla fonte del bello e del buono. Consideri l’importanza grandissima e sempre nuova che per il poeta ha l’insegnamento, la santa, aurea dottrina che gli proviene dal vivere all’aperto. Senza passeggiate e la relativa contemplazione della natura, senza questa raccolta di notizie, che allieta e istruisce insieme, che è ristoro e incessante monito, io mi sento come perduto, e realmente lo sono. […] Le cose più sublimi e le più umili, le più serie come le più allegre, sono per lui in ugual misura care, belle e preziose. Neppure una traccia di ombroso amor proprio deve albergare nel suo animo, ma bensì egli deve lasciare che il suo sguardo sollecito erri e si posi dappertutto con spirito fraterno, deve saper aprirsi solo alla vista e all’osservazione, e viceversa essere capace di tenere a distanza i suoi propri lamenti, bisogni, mancanze, rinunce, come un valoroso e provetto soldato, pieno di zelo e di abnegazione.