Sempre io evocarti dovrò prima di tutti i miei amici…

Sempre io evocarti dovrò prima di tutti i miei amici,

tu a cui più che a ogni altro parve sua la mia sorte,

che, ricordo, volesti, carissimo, nel mio sbigottimento,

per primo con parole di affetto sostenermi,

che l’umano consiglio di accettare la vita mi porgesti

quando amava la morte il mio povero cuore.

Tu sai a chi io parlo, pur nascondendo il nome negli indizi,

il culto del dovere non può ingannarti, amico.

Tutto questo a me sempre resterà infitto al fondo di me stesso,

di me a te della vita perpetuo debitore.

Il mio spirito prima andrà perdendosi nell’aria vuota,Continua a leggere…

Una cosa che non so

Sulle scale di un’aula universitaria

uno studente apre la bocca

la spalanca improvvisamente

come un coccodrillo

in maniera del tutto involontaria

Da quando si è trovato faccia a faccia con la paura sul campo di battaglia

anche in treno

o sotto un albero di gingko

senza riguardo per il luogo

strabuzza gli occhi

È un disturbo delle cellule piramidali del sistema nervoso

lo studente per la vergogna si nasconde la mascella

mescolandosi agli amici di gioventù

fa in modo di non disturbarli mentre studianoContinua a leggere…

Altro compleanno

A fine luglio quando
da sotto le pergole di un bar di San Siro
tra cancellate e fornici si intravede
un qualche spicchio dello stadio assolato
quando trasecola il gran catino vuoto
a specchio del tempo sperperato e pare
che proprio lì venga a morire un anno
e non si sa che altro un altro anno prepari
passiamola questa soglia una volta di più
sol che regga a quei marosi di città il tuo cuore
e un’ardesia propaghi il colore dell’estate.

 

(Vittorio Sereni)

Due frammenti di Archiloco

Non mi interessano le ricchezze di Gige coperto d’oro,

né davvero mi coglie l’invidia, e non ammiro attonito

imprese degne di dèi, né certo aspiro a una grande tirannide:

sono cose infinitamente lontane dai miei desideri.

 

***

 

[…] e io le rispondevo:

“Donna, non avere alcun timore

della maldicenza della gente:

più tardi me ne prenderò cura io: sta’ tranquilla.

Ti sembro meschino a tal punto?

Sono apparso ai tuoi occhi come un miserabile,

ma non lo sono io, né quelli da cui discendo.

So amare chi mi è amico,

ma anche odiare il nemico e…

come una formica. C’è del vero in questo discorso.

Questa città… (che) tu sorvegli,

la devastarono molti uomini, ma tu

ora l’hai presa con la lancia e ne hai ricevuto grande gloria.

Regna su di lei e tienine il comando:

sarai certo invidiata da molti uomini”.