Come scontentare il padre e diventare Charles Darwin

Nel 1809, a Shrewsbury, in Inghilterra, nacque Charles Darwin, quinto dei sei figli di Robert Darwin.

Nonostante la rivoluzione che portò nel mondo scientifico e il fatto che le sue teorie abbiamo influenzato praticamente qualsiasi branca delle scienze naturali, della biologia, della psicologia e perfino della medicina, Darwin non aveva certamente le stimmate del predestinato. Studente medio e in alcuni casi persino mediocre, fin da bambino fu affascinato dal mondo naturale che lo circondava. Possiamo immaginarcelo questo bambino, timido, introverso, con pochi amici, in giro per la campagna inglese a caccia di insetti, lombrichi, piccoli fossili, piante e chissà cos’altro ancora. Possiamo immaginare anche lo scarso interesse che la sua passione suscitava nei suoi genitori, soprattutto il padre, valente medico generico, dato che le sue raccolte naturalistiche e i suoi esperimenti (compiuti insieme al fratello Erasmus, chiamato così in onore del celebre nonno) vennero relegati in un capanno nel giardino, lontano dalla loro casa e dalla loro vista.

Fortunatamente il disgusto che suo padre provava per le “bestiacce” che Charles collezionava con tanto entusiasmo non riuscirono a spegnere la passione di Darwin, anzi probabilmente la alimentò di nuova linfa. Neanche il tentativo del padre di fare di lui un medico prima e, visti i deludenti risultati, un ecclesiastico poi, riuscirono a distogliere Charles Darwin dal suo interesse per il mondo naturale. A dispetto delle insistenze e dei desideri paterni, nel 1831 si imbarcò sul Beagle, la nave incaricata di compiere una rilevazione cartografica del sud America durante un viaggio di quasi cinque anni. Durante questo periodo Charles Darwin visitò una moltitudine di luoghi e ambienti differenti, raccolse un quantitativo folle di campioni biologici, geologici e fossili, osservò un numero altissimo di varietà animali e vegetali. E cominciò a costruire la teoria che avrebbe rivoluzionato il pensiero scientifico per sempre.

Tornato a casa, infatti, mise insieme le conoscenze acquisite nei 5 anni di viaggio per il mondo con le teorie geologiche di Lyell e, soprattutto, con quelle sull’accrescimento delle popolazioni di Malthus. Il risultato fu la sintesi teorica più potente di tutto il pensiero umano, una teoria così unificante che ancora oggi, probabilmente, suscita l’ammirazione e l’invidia dei fisici che stanno ancora cercando qualcosa che metta d’accordo il mondo dell’infinitamente piccolo con quello dell’infinitamente grande. La teoria darwiniana, nota come “teoria dell’evoluzione per selezione naturale e sessuale” è l’unica, ancora oggi, in grado di unificare campi di indagine così diversi come la botanica, la biologia animale, la genetica, l’antropologia, la medicina, l’ecologia e persino l’etologia, resistendo, fin dal lontano 1859 (anno in cui vennero pubblicate le prime 1500 copie de L’origine delle specie”) ai numerosi detrattori che, probabilmente per farsi conoscere, con pochi dati male arrangiati e male interpretati, hanno da sempre cercato di mettere in cattiva luce e smontare la teoria darwiniana. Sfortunatamente per questi illuminati, il loro nome viene dimenticato nel giro di qualche mese mentre quello di Charles Darwin resta scolpito anche nelle menti dei profani.

Se Darwin avesse assecondato i desideri paterni sarebbe diventato un cattivo medico o forse un prete con una fede vacillante e il mondo, forse, non avrebbe mai più avuto un altro Charles Darwin.

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